Archivi del giorno: aprile 10, 2012

Madonna con discordia

Troppo spesso si sente dire che il più famoso e diffuso soggetto artistico, nonché il più odiato e incompreso, è quello della “Madonna con bambino”. Anche in ambiti accademici si sente molto spesso proferire espressioni del tipo: “sono tutte uguali” oppure “non comunicano nulla”. Questa terrificante leggenda va assolutamente sfatata.

Nell’ambito dell’arte moderna si può notare un’enorme differenza tra una “Maria con bambino” di Giotto e una di Raffaello o Leonardo, e non solo per l’enorme differenza di stile che contraddistingue queste personalità artistiche. Se si prende in considerazione una “Madonna in trono” di Duccio di Buoninsegna oppure di Giotto vedremo che la composizione si articola in modo centripeto verso lo scranno su cui la donna è seduta con il piccolo bambino in grembo; attorno a una corona di angeli accalcati l’uno sopra l’altro per osservare la scena, con la più totale assenza di una qualsiasi struttura prospettica. Lo sfondo è indistinto nella maggior parte dei casi, quasi sempre una parete di colore oro, mentre talvolta qualche tendaggio va a decorare le zone laterali della composizione.

Con Gentile da Fabriano gli sfondi continuano ad essere del medesimo colore però si compie un evoluzione nei panneggi, che si ammorbidiscono visibilmente e acquisiscono pieghe accurate colme di luci e ombre che le rendono eccezionalmente vicine al reale: sembra quasi di poter toccare il velluto che si palesa davanti agli occhi dell’osservatore.

All’inizio del 1500 grazie alle prime opere fiamminghe circolanti in Italia Antonello da Messina intuisce un nuovo modo di pittura, basato sulle tecniche a olio, che vede i pigmenti amalgamarsi e strutturarsi in modo diverso rispetto a prima, e infatti in questo concetto egli inizierà a concepire variazioni sul tema, il cui sfondo non è più monocromo oro ma vede ampi colonnati e loggiati che sembrano inondare l’amorevole coppia materna dallo sfondo della composizione attraverso intensi fasci di luce.  Si aprono enormi finestroni dai quali si riescono persino a intravedere piccoli scorci di panorami bucolici, il che inizia a dare alla scena pittorica quel concetto di profondità che con Leonardo arriverà al suo culmine. Infatti proprio grazie al pittore di Vinci vengono introdotti complessi paesaggi oscuri: grotte, loggiati e cortili porticati; non vi vediamo più però quegli ampi finestroni che inondavano la scena di fasci di luce che rendevano nette le figure della madre e del bambino, le quali adesso sono avvolte da cupe e fredde ombre che aiutano ad esprimere quella misteriosa ambiguità mista di sorrisi e gesti quasi criptici.

Un caso particolare è costituito da Giovanni Bellini il quale inserisce la dolce coppia in enormi prati rigogliosi e dietro le cui spalle posiziona alberi a volte colmi di frutti e foglie e altre volte spogli e scarni; la luce è quasi zenitale e va a colpire il bambino in pieno rendendone l’incarnato di un bianco quasi anomalo; l’epidermide dei due personaggi diventa quasi di fine porcellana.

Negli anni seguenti vi sono ancora alcune riproduzioni di questo soggetto mariano, sia da parte dei fiamminghi (che in questa sede non abbiamo citato) sia da parte di pittori italiani. Tuttavia con il 1600 (eccetto poche eccezioni) abbiamo la fine di quest’onda innovatrice: pittori come Caravaggio o Tiepolo torneranno a concentrarsi su episodi mitologici ed evangelici.

Ludovico Barletta