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“Quijote”: nel Nome di Lucio

TITOLO: Quijote

REGIA: Domenico Paladino

GENERE: storico/poetico

DURATA: 75 min.

PRODUZIONE: Italia

ANNO: 2006

USCITA NELLE SALE: Venerdì 23 marzo 2012

Quando nel settembre del 2006 l’ex direttore Marco Muller invitò l’artista figurativo Mimmo Paladino (noto veterano della Transavanguardia) perché partecipasse alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con la sua prima (e fino ad ora unica) opera cinematografica, ben più di un naso si arricciò inebetito.

Poi vennero annunciati i nomi dei partecipanti al progetto…e tutto cambiò come d’incanto. Dai volti vocali di Lucio Dalla e Peppe Servillo a quello esperto di Remo Girone, dalla preziosissima collaborazione del poeta Edoardo Sanguineti a quella del drammaturgo-regista napoletano Enzo Moscato. Non che l’eccentrico pittore beneventino escluda necessariamente un’acclamazione spontanea e giustificata: in fondo sappiamo bene quanto soprattutto all’estero il suo lavoro sia apprezzato e ricompensato. Andiamo qui intendendo semplicemente che l’aver ottenuto di dirigere una serie di personalità così diverse ma così vive nell’arte ha potuto soltanto valorizzare uno sforzo all’apparenza inutile o comunque facile alle accuse di presuntuosità. La pellicola sarebbe perciò una personalissima lettura del Mito di Don Chisciotte della Mancia che Miguel de Cervantes raccontò in quel suo splendido romanzo.

All’epoca della produzione si festeggiavano i quattrocento anni trascorsi dalla pubblicazione (infatti la prima edizione, in lingua spagnola, risale al 1606) mentre oggi, che il film trova finalmente spazio sul mercato, dovremmo quasi pensare che l’evento in questione sia ormai più legato alla dipartita del moderno Sancho Panza (il caro indimenticabile Lucio) che non più ad un sentito proposito di espressione culturale. Lungi da noi fare polemica da locanda, però certo il sentore come di una sorta di testamento spirituale riempie il cuore seppur al tempo tenda talvolta a stonare con l’olezzo di una carica mediatica parassitaria. Naturalmente si preferisce la comodità di un pensiero positivo, e così lasceremmo magari correre anche quest’ultimo dubbio.

Parlando piuttosto del film che ci apprestiamo ad accogliere, bisogna riconfermare quanto detto aggiungendo giusto due righe: messa in scena caleidoscopica d’ispirazione teatrale, riflessione meta-artistica, preponderanza di parola poetica, e musiche d’autore (dello stesso Dalla) ne faranno in ogni caso – ça va sans dire – un prodotto impossibile da sottovalutare. Andiate al cinema. Andiamo al cinema. Sempre.

 Alessandro Amato