“Ognuno dovrebbe imparare a scoprire e a tener d’occhio quel barlume di luce che gli guizza dentro la mente più che lo scintillio del firmamento dei bardi e dei sapienti.” – Ralph Waldo Emerson
Citando queste parole (da Fiducia in sé stessi, 1841) è quasi certo che si finisce col fare un tremendo errore d’interpretazione formale, giacché in esse si richiede proprio di evitare qualsiasi tipo di riferimento generalizzato ad un’esperienza altra e piuttosto di ricercare una propria individualità artistica. Ma infondo è proprio questo il punto. E’ davvero giusto così? Ha un senso prescindere dagli insegnamenti del passato? Siamo a questo punto disposti a constatare che la verità (come spesso accade) sta esattamente nel mezzo. Non a caso la preparazione di qualsiasi professionalità d’ambito artistico si fonda sull’analisi dell’opera precedente, in una prospettiva storiografica intensa e perfettamente strutturata. Perché non se ne può fare a meno. Sarebbe incauto il contrario. Presuntuoso. Insomma, per niente costruttivo. Lo sa bene, ad esempio, il personaggio che andiamo oggi ad approfondire: interprete di formazione classica che, come molti, deve tutto all’influenza estetica del Bardo per eccellenza.
Auguri all’attore statunitense Jesse Eisenberg (29), all’attore statunitense Sean William Scott (36), all’attrice britannica Kate Winslet (37), all’attrice canadese Neve Campbell (39), all’attore statunitense Zach Galifianakis (43), all’attore australiano Guy Pearce (47), all’attore britannico Clive Owen (48), all’attrice statunitense Elisabeth Shue (49), all’attore austriaco Christoph Waltz (56), all’attrice spagnola Angela Molina (57), al regista/sceneggiatore italiano Marco Tullio Giordana (62), all’attrice/produttrice statunitense Susan Sarandon (66), al regista francese Jean-Jacques Annaud (69), all’attrice, scrittrice e cantante britannica Julie Andrews (77).
Abbiamo già accennato in apertura all’attore/sceneggiatore/regista statunitense Liev Schreiber (45 anni giovedì). Figlio di un attore e una pittrice di variegate origini europee, Liev ha studiato presso diverse accademie drammatiche in patria e in Gran Bretagna conseguendo diplomi, lauree ma soprattutto grande successo come attore nonostante le ambizioni autoriali. Debutta al cinema nel 1994 ma la prima partecipazione di rilievo è registrata solo un paio d’anni più tardi con “Big Night”(1996) dell’amico Stanley Tucci. In questo periodo, tra le altre cose, viene scritturato per un ruolo di rilievo nella saga “Scream”(1996–1997–2000) di Wes Craven, partecipa a “Sfera”(1998) di Barry Levinson, affianca Robin Williams in “Jakob il bugiardo”(1999) e viene nominato agli Emmy e ai Golden Globes per aver indossato i panni di Orson Welles nel televisivo “RKO 281”(1999). Giungono poi a ondate le conferme di una carriera forse non sempre esaltante ma comunque interesse: “Kate & Leopold”(2002) di James Mangold esce in contemporanea all’affermazione teatrale del Nostro, “The Manchurian Candidate”(2004) di Johnatan Demme gli regala un ruolo ambiguo e indimenticabile, mentre “Il velo dipinto”(2007) di John Curran lo porta al felice matrimonio con la collega Naomi Watts. Ricordiamo poi “Defiance – I giorni del coraggio”(2008) di Edward Zwick, “X-Men le origini – Wolverine”(2009), “Motel Woodstock”(2009) di Ang Lee e il sottovalutato sci-fi “Repo Men”(2010). Qualche settimana fa lo abbiamo visto passare alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e non si può quindi dire che si stia annoiando. Definito il più grande interprete shakespeariano della sua generazione, egli pare però non aver rinunciato a determinati sogni giacché di recente ha diretto il suo primo (e fin’ora unico) film: “Ogni cosa è illuminata”(2005), nel quale non appare personalmente ma piuttosto dimostra un notevole talento narrativo.
Alessandro Amato