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Sulla Serietà del Pagliaccio

La parola clown, pagliaccio, è sempre stata associata allo spettacolo per bambini, allo spettacolo di strada e, grazie ai cosiddetti benpensanti e ad una cultura sempre più tesa al pregiudizio infondato, ai senzatetto.

Il Celebre Clown Grock

Il pagliaccio, così come i mangiafuoco, i giocolieri e gli artisti di strada vengono associati ai perdigiorno, alla cultura hippy ed ai mendicanti o, forse è ancora peggio, alla sola animazione per bambini. Evitando fraintendimenti di sorta, non si vuole negare in alcun modo l’anima clochard del busker o l’importanza dell’intrattenimento infantile, ma questi elementi non sono, a parere di chi scrive, gli unici dell’arte da strada e circense né, tantomeno, i più importanti.

Il busker e il clown sono lavori che richiedono delle abilità e delle conoscenze tecniche di diversi gradi di difficoltà che devono essere supportate da un allenamento costante e ripetitivo e da una fondamentale dose di fantasia.

Si tratta sì di un’arte che, come tale, richiede una buona dose di infantilismo ed ispirazione, ma anche di un mestiere (d’altronde, tutte le arti sono anche mestieri) con regole precise ed imprescindibili.

Bisogna diffidare di chi facendo l’idiota sul palco o davanti al pubblico si comporta da idiota anche nella propria quotidianità. Bisogna essere bravi a fare gli idioti, bisogna essere bravi a stupire e far ridere

perché solo chi è intelligente e consumato è in grado di suscitare una risata autentica.

Il mestiere dell’artista di strada e del pagliaccio sta perdendo credibilità a causa di chi pensa di poter lucrare facilmente indossando un naso rosso senza però metterci la serietà adeguata

Non è ovviamente l’unico fattore della crisi di questo mestiere: si potrebbe scrivere un altro saggio sulla perdita dei valori culturali e tradizionali da parte degli italiani o sui film che hanno dipinto il mondo dell’artista di strada come un mondo grigio o, addirittura, spaventoso.

Il clown e il busker devono saper vender sé stessi, non possono in alcun modo presentarsi con abiti sporchi o improvvisati o il trucco fatto male, devono evitare le pacchianerie, negligenza e laissez faire. Non è più accettabile che il pubblico si abitui ad un genere di offerta scadente ed antiestetica che, in nome di usanze sbagliate e di mancanza di voglia e serietà, vada a pregiudicare il lavoro di chi ancora ritiene l’arte circense e da strada un’arte, appunto.

Non si può negare la dimensione infantile dell’artista, ma essa deve essere supportata da una perizia tecnica precisa, da un senso estetico al passo con i tempi, dalla costante voglia di migliorarsi e rinnovarsi e dalla consapevolezza di ciò che si fa, cercando di essere sempre seri, professionali ed originali, per proporre ad un pubblico sempre più stanco della mediocrità qualcosa di nuovo e fresco.

Il busker è questo: serietà e giocosità, allenamento e genialità, marketing e vagabondaggio, progettazione ed improvvisazione. Chi segue solo le prime rinnega l’essenza stessa dell’arte, ma chi si affida alle seconde non ha compreso nulla del proprio mestiere.

 Simone Falcone