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Il Ritorno del Cavaliere Oscuro – Le Scelte Difficili di Nolan

TITOLO: “The Dark Knight Rises”

REGIA: Christopher Nolan

GENERE: Azione – Drammatico

DURATA: 165 min.

PRODUZIONE: USA, 2012

USCITA NELLE SALE: Mercoledì 29 agosto 2012

Parliamo dell’ultima opera di Cristopher Nolan.

Parliamo di un film montato ed atteso per più di un anno e che, al suo debutto nelle sale, non delude le aspettative.

Numerose le critiche. Si accusa, innanzitutto, il regista britannico di magniloquenza e di aver richiesto troppo da un solo film.

Eppure, in questo capitolo, Nolan ha fatto scelte incontestabilmente pericolose quali mettere come avversario del cavaliere oscuro uno dei nemici più sconosciuti dell’universo DC: Bane, e di inserire in un film che aveva già detto di no al pop gotico di Burton e al pop punk di Schumacher, uno dei personaggi più pop di Batman, un personaggio, Catwoman, di cui, oltretutto, tutti noi nutriamo pessimi ricordi dopo l’interpretazione quasi pornografica e, incredibilmente, viste le premesse, sterile di Halle Berry.

Nolan, poi, non contento di tutto ciò, assegna la parte di Catwoman (che poi Catwoman non è, nel film) ad una delle interpreti femminili più in ombra di Hollywood. Se, infatti, in un’indagine per le vie di Milano avessimo chiesto di Anne Hathaway nessuno, prima di The Dark Knight Rises avrebbe saputo dirci alcun suo titolo, se escludiamo Il Diavolo Veste Prada in cui, comunque, l’interpretazione dell’attrice passa in secondo piano rispetto a quella magistrale, che nulla ha a che vedere con l’immeritato Oscar in Iron Lady, di Maryl Streep. Questo non perché non abbia fatto altri film che hanno goduto di discreto successo, ma perché l’attrice si è sempre persa nel panorama delle belle ragazze da commediola romantica senza mai lasciare l’impronta della propria presenza. Ma la Hathaway si dimostra straordinaria firmando, forse, il film della carriera. Sexy, sgamata, pungente e ancora sexy, l’attrice recita la parte di una ladra disincantata, dal passato turbolento, che riuscirà a raggirare Bruce Wayne/Christian Bale in più di un’occasione, sempre con enorme charme e classe, esibendosi in pose ginniche che hanno dell’incredibile e in battute scritte alla perfezione per un personaggio scrittole addosso che non ha niente da spartire con la Catwoman dei cartoni animati.

Ma un film come Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, un film di una portata epica che ricorda molto i vecchi kolossal biblici, non può reggersi solo sui buoni. Ed ecco, allora, che i fratelli Nolan chiamano in causa il peggiore dei cattivi. Alcuni tra i più appassionati ricorderanno Bane nel fallimentare  Batman e Robin dove Schumacher si era divertito a ridicolizzare un personaggio tra i più complicati dei fumetti degli anni ’90, disegnandolo come un grosso patetico drogato privo di capacita cerebrali e cognitive. Il regista, invece, lo trasforma in un avversario che non ci fa rimpiangere il Joker, comunque insuperabile, di Heat Ledger. Lasciando da parte le futili ed alquanto tristi critiche dei putristi del fumetto per i quali non esisterà mai un film adatto a riportare sullo schermo degli eroi e dei miti che, forse, avrebbero dovuto abbandonare dopo i tredici anni, questo Bane merita un’attenzione speciale. È vero, il Bane disegnato da Graham Nolan è un sudamericano strapompato grazie ad una droga sperimentale chiamata Venom (da non confondersi con il Venom nemesi di Spiderman), mentre quello del film è un uomo molto forte, addestrato per anni, senza cavetti attaccati sulla schiena e maschere da lottatore di Wrestling anni ’90, che viene imprigionato da qualche parte in un deserto mediorientale e non fugge dal suo carcere fingendosi morto come fece Edmond Dantes, ma saltando su delle rocce per risalire un pozzo che non ricorda assolutamente la prigione di Santa Prisca ideata dagli sceneggiatori Chuck Dixon e Doug Moench. Ma Cristopher Nolan non ha rivoluzionato Batman abbandonandosi alla facile imitazione delle omonime strisce.

L’attore scelto e Tom Hardy che sfoggia una muscolatura quasi fumettistica in parte ereditata dall’eccezionale Warrior (2011) che si ritrova, costretto dentro una maschera che ricorda il muso di un babbuino, a dover recitare con gli occhi. Una sfida ampiamente vinta grazie a sguardi intensi e significativi, degni di un grande attore, supportati da una gestualità complicata e studiata ricca di atteggiamenti e pose, come l’afferrarsi la giacca con entrambe le mani, che rendono il personaggio assolutamente unico. Una delle migliori nemesi della cinematografia degli ultimi anni.

Il resto del cast non ha bisogno di presentazioni o di troppe parole e si conferma straordinario come nei primi due film della saga di Batman e in The Prestige, nel caso di Christian Bale e di Michael Kane.

Michael Kane è fantastico nel ruolo del maggiordomo Alfred che, pur sparendo per una buona metà del film, farà pesare come macigni i propri minuti di presenza confermandosi perfetto nel suo ruolo, scatenando nel disagiato Bruce Wayne una serie di sentimenti contrastanti che porteranno a delle scelte molto sofferte.

Gary Oldman arrabbiato che urla le propria morale tradita in un quasi primissimo piano, vale il prezzo del biglietto. Il commissario di polizia di Gotham City stupisce per le proprie scelte e per l’intensità impressa sullo schermo di un eroe di guerra che si sente spaesato in un momento di pace.

Bale è il miglior Batman di sempre e lo urla per tutto il film, lo afferma e lo conferma in una prova ancor più difficile delle precedenti.

Morgan Freeman è calato sempre meglio nei panni di un Lucius Fox che non ha paura di scottarsi, irriverente e dimentico, come sempre, dei propri anni.

Infine, Joseph Gordon-Levitt nel ruolo di un giovane poliziotto orfano che sembra aver già capito tutto, è desideroso di confermarsi in un ruolo ancor più lungo e complicato rispetto a quello riservato per lui in Inception e, a tratti, ce la fa, distinguendosi in mezzo ad un esercito di stelle già più affermate e amate dal pubblico.

Quella di Cristopher Nolan è stata una prova coraggiosa, dalle prime battute del film fino all’inizio dei titoli di coda. Il giovane regista conferma ancora una volta di poter diventare uno dei migliori nel panorama Hollywoodiano, rifiutando il più possibile il digitale e compiendo scelte difficili e rischiose sia nella sceneggiatura che in fase di ripresa e montaggio.  Il film è la conclusione perfetta e bilanciata per la saga non di Batman ma di Bruce Wayne, un Bruce Wayne che non è più integerrimo, non è più statuario e sicuro di sé come George Clooney ma che fa fatica, arranca e cade, a dimostrare, ancora una volta, che gli eroi possono fallire.

Un film bellissimo che non trova, ad oggi, pari in mezzo a quella lunga e prolifica serie di film usciti nel 2012 e schiaccia qualunque altro film sui supereroi a partire da quella vergognosa operazione commerciale chiamata The Amazing Spiderman fino al più apprezzabile e ben riuscito The Avengers, proprio perché non si tratta di un film di supereroi. Attendiamo ora The Man of Steel di Snyder che, scritto da Cristopher Nolan potrebbe essere un altro schiaffo alla cultura pop dei film tratti dai fumetti, ridimensionando un altro personaggio che, ormai, aveva nauseato da tempo.

Simone Falcone