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Follia e Redenzione

Può una famiglia totalmente devastata sia sul piano fisico che su quello psicologico essere, in qualche modo, salvata?

La risposta è sì…ma la cura, in situazioni cosi estreme, può essere altrettanto estrema e portare a risultati impensati. Tutto ciò ci viene mostrato in Visitor Q, film violento in ogni senso possibile, sanguinario e sanguigno, spregiudicato, senza vergogna ma anche inaspettatamente poetico, partorito dalla mente di Takashi Miike, regista giapponese tra i più prolifici e controversi degli ultimi vent’anni.

Con estrema chiarezza e crudezza, Miike racconta qui la storia degli Yamazaki, famiglia giapponese del ceto medio, sull’orlo ormai di un collasso totale (un padre represso, una madre remissiva che arriva a farsi picchiare selvaggiamente da un figlio vittima del bullismo più atroce, una figlia scappata di casa per vivere da sola prostituendosi).

A fare la differenza per tutti loro sarà l’inspiegabile e provvidenziale incontro con un misterioso giovane (il visitatore del titolo) che, come una sorta di “redentore”, riuscirà, nei modi più assurdi ed impensati, a restituire a queste persone la voglia di vivere e, soprattutto, a fargli in qualche modo scoprire il significato di essere una famiglia unita, rappresentato nell’emblematica scena finale.

Anche un completo profano del cinema giapponese e del lavoro di Miike stesso (come lo è il sottoscritto) non può che rimanere assai colpito da questo film, capace di suscitare nello spettatore ogni genere di emozione, dalla più ripugnante fino alla più sensibile e poetica, ed in grado di provocare quindi parecchie riflessioni sui molteplici temi trattati riuscendo perfino a trascendere il modo in cui essi sono rappresentati.

In conclusione si può quindi dire che, nonostante tutto, si tratta di un film che bisognerebbe provare a guardare almeno una volta; e anche se non tutti potrebbero esserne impressionati favorevolmente, a causa del già menzionato linguaggio visivo estremamente crudo, chi avrà la pazienza di scavare al di sotto di esso, troverà un messaggio estremamente sensibile e profondo.

Giacomo Buzzoni